L'inizio di una leggenda
Giù il cappello, silenzio in sala: siamo in presenza di sua maestà Dragon Quest, la serie che nella seconda metà degli anni 80 ha letteralmente creato la formula classica del JRPG diventando parte dell’imprinting per qualsiasi generazione di cittadini giapponesi. Gli stessi cittadini che molto verosimilmente, come da tradizione, si prenderanno un giorno di permesso dal lavoro per giocare a Dragon Quest III HD-2D Remake (acquistabile da GameStop, a questo link), l’attesissima rivisitazione di quello che è lo storico primo capitolo in ordine cronologico degli eventi.
No, non è uno scherzo: la celebre saga creata da Enix e ora sotto marchio Square Enix è un vero e proprio fenomeno in terra natia, tant’è che il 9° capitolo, esclusiva per Nintendo DS, venne fatto uscire di sabato e non in una giornata lavorativa, in particolare per evitare che gli studenti delle scuole lasciassero vuote le loro classi e di sasso gli insegnanti (invidiosi, ovviamente, per l’impossibilità di giocare).
Certo, in occidente siamo ben lontani da questo clamoroso successo di pubblico, ma non è mai venuto a mancare il supporto della critica, che ha sempre accolto con piacere le avventure create da Yuji Hori e che hanno preso forma anche grazie all’estro creativo di Akira Toriyama, character designer per l’intero franchise.
Nell’attesa di un nuovo capitolo, che si fa attendere ormai da diverso tempo (Dragon Quest XI risale al 2017), oggi abbiamo l’opportunità di rievocare il passato della serie e andare a completare finalmente la nostra libreria di titoli. Tra riedizioni e remake infatti, i fan hanno potuto godere di nuove versioni solo dal 4° capitolo in su, in particolare ai tempi di Nintendo DS e 3DS.
In quest’occasione invece ripartiamo realmente da zero, con la promessa di continuare il nostro viaggio nel 2025 con Dragon Quest I e II HD-2D Remake. Pronti alla partenza?
Checché se ne dica, è sempre emozionante avviare un nuovo Dragon Quest e lasciarsi trasportare dal tema classico, che raccorda ogni capitolo (principale o spin-off) sotto lo stesso cappello da avventuriero: ci sentiamo a casa e siamo pronti a cominciare il nostro viaggio, che ci porterà negli anni ‘80 e agli albori del genere.
Inevitabile quindi iniziare proprio da qui, ovvero dalla “contemporaneità” di un prodotto come Dragon Quest III HD-2D Remake, catapultato ai giorni nostri con un suffisso che lascia intendere come il lavoro di restauro sia completo e possa andare ben oltre le attese.
La formula di riproposizione in HD-2D è vincente su più fronti
Da questo punto di vista, nulla da eccepire: la formula di riproposizione in HD-2D è vincente su più fronti, offrendo di per sé un impatto visivo eccellente, sdoganato ormai diversi anni fa dal delizioso Octopath Traveler, e capace al tempo stesso di offrire una visione fedele dell’originale, quantomeno all’apparenza.
Confrontando in side-by-side il titolo originale e la sua controparte moderna infatti si possono apprezzare tantissimi interventi diretti sull’art style e la composizione delle scene, ma il ”trucco” funziona e, pur consapevoli di questo piccolo inganno, non si può che tratteggiare una valutazione molto positiva sul risultato finale.
La forza di un’estetica retro di questo tipo sta nella sua capacità di valorizzare il contrasto tra sprite pixellosi ed elementi 3D di alto dettaglio, conditi spesso anche da effetti come il bloom (in particolare sugli specchi d’acqua) e shader di luce in tempo reale, che valorizzano le texture decisamente moderne ed enfatizzano questa dicotomia grafica sorprendente.
L’unica nota stonata dal punto di vista tecnico è da ritrovarsi, almeno per quel che concerne la versione Nintendo Switch, nella presenza di alcuni rallentamenti piuttosto evidenti, in particolare quando si gioca in modalità portatile e si attraversano città o aree ricche dei sopracitati effetti visivi. Il grosso calo di frame è un po’ un pugno in un occhio visto come tutto sembra funzionare a dovere e non dia l’idea di essere necessariamente troppo esigente a livello hardware.
In ogni caso grossi applausi in senso assoluto, in particolare considerando che dallo stesso publisher abbiamo ricevuto la raccolta di Final Fantasy Pixel Remaster che, per quanto gradevole, fin dal suo reveal ha fatto urlare di dolore tutti i fan che speravano in un trattamento simile a quanto visto in questa occasione.
Non da trascurare neanche l’accompagnamento audio, come sempre convincente nel sostenere l’avventura del giocatore e sottolineare i momenti più importanti. Potremmo dire che “piace vincere facile”, perché ritroveremo gran parte dei temi classici e degli indimenticabili jingle, tutti eseguiti con grande rispetto per l’opera originale dalla Tokyo Metropolitan Symphony.
Grande e apprezzatissima sorpresa è da ritrovarsi invece nella presenza di diversi momenti in cui i personaggi possiedono un vero e proprio doppiaggio (disponibile sia in lingua inglese che in giapponese), ricreando ancora una volta quella piacevole ma straniante sensazione di guardare un’opera del lontano passato che danza tra fedeltà e voglia di impressionare il pubblico.
Dal punto di vista meramente audiovisivo quindi, non si può che essere soddisfatti anche e soprattutto in ottica di quello che vedremo nel 2025. Certo, un po’ di lavoro per migliorare la resa di alcune situazioni sulla console di casa Nintendo non guasterebbe, non si può negare.
Superato l’esame “modernità sensoriale”, andiamo a tastare quello che è il cuore di un gioco come Dragon Quest III HD-2D Remake, ovvero l’avventura. Pochi sono i franchise in grado di offrire un simile grado di esilarante brivido nel proporre al giocatore il proprio mondo, e questo remake del terzo capitolo ne è ulteriore conferma.
Partendo dal più classico degli incipit, ovvero la scomparsa dell’eroico padre del protagonista e l’inizio della sua quest per scoprirne il destino allo scoccare dei 16 anni, Dragon Quest III HD-2D Remake ci propone una progressione di una libertà oggi disarmante, lasciandoci tra l’ingenuo e lo smarrito a esplorare il mondo.
Dragon Quest III HD-2D Remake ci propone una progressione di una libertà oggi disarmante
Dove andare dipenderà da noi e, soprattutto, dalle persone con cui parleremo, le quali ci forniscono informazioni all’apparenza triviali ma con cui possiamo tratteggiare un preciso puzzle di quello che ci attende: “Ho sentito che a ovest c’è questo”, “A sud troverai molti tesori, ma conviene che prima tu vada da un’altra parte” o “Un oggetto utilissimo è in mano a un certo tizio, trovalo”.
Capire in prima persona, provando con mano, quali di queste informazioni conducano al cammino principale e quali invece siano solo complementari (anche se a volte fondamentali) è l’essenza del gioco di ruolo, che ci restituisce grandi soddisfazioni e ci tiene sempre sul chi vive nella tutela dei nostri sudati progressi. A meno che non vogliate “barare” e utilizzare la nuova funzione che segna sulla mappa il prossimo obiettivo. Una scelta comunque comprensibile da parte di chi tende a perdersi.
Certamente è anche vero che oggi si rischia di scontrarsi con tante ingenuità del caso e non è semplice prendere sul serio i classici rimpalli da fetch quest che ci portano da un capo all’altro del mondo quasi per capriccio. Dragon Quest III HD-2D Remake ci chiede questo salto della fede, proponendoci di vivere con grande entusiasmo una storia piuttosto classica e schematica nella sua progressione.
Proprio per ovviare al rischio che i vecchi appassionati potessero trovare troppo simile il gioco all’originale e i nuovi giocatori soffrire troppo la struttura molto retro, il team ha introdotto diverse novità, a cominciare da una ristrutturazione di alcuni momenti di gioco e l’introduzione di parti del tutto nuove, dedicate a Ortega, padre del protagonista.
Un po’ di lavoro per migliorare la resa di alcune situazioni sulla console di casa Nintendo non guasterebbe
È stata inoltre inserita nella sua interezza una feature divenuta classica negli ultimi giochi, ma che al tempo era stata ancora concepita in modo “passivo” (solo come spettatore/scommetitore), ovvero l’Arena dei Mostri, in cui far sfidare team di creature al nostro servizio.
Al contrario di altri episodi della serie, che legavano il reclutamento semplicemente alle battaglie, in Dragon Quest III HD-2D Remake troviamo la calzante aggiunta di tante piccole voci e leggende che passano tra i cittadini, a cui dovremo dare retta per capire dove e come reclutare i mostri dal fare amichevole ma che magari risultano incompresi o dal carattere particolare.
Lato gameplay, la formula tendenzialmente è sempre la stessa e risulta tuttora vincente, con l’unica riserva di trovarsi a fare affidamento a classi piuttosto tradizionali. Non ci sono grandi aggiunte, se non quella del Domamostri, la quale calza a pennello con la rinnovata Arena dei Mostri in quanto consente di usare in battaglia le abilità dei mostri catturati.
Per il resto ci troviamo sempre con guerrieri, maghi e guaritori, con la possibilità di usare attacchi singoli, multipli, rinforzanti, debilitanti e via dicendo. Non ci sono personaggi originali, salvo il protagonista, ma dovremo mettere insieme il nostro party reclutando membri generati secondo le nostre richieste (e dalla “natura”, citando Pokémon, casuale e modificabile). In pratica abbiamo le basi dell’RPG nipponico, create proprio da questa serie, che si traducono in un gameplay assuefacente ma al tempo stesso minato, a volte, dalla ripetitività, in particolare dopo l’ennesimo incontro causale non desiderato.
Sarebbe sciocco sorvolare sull’enorme importanza di un progetto simile
La nuova funzione di regolazione della velocità delle battaglie e la possibilità di creare degli automatismi nella gestione del party vanno a ovviare in parte al problema della pesantezza tipica di questo genere di giochi, trasferendo l’impegno dall’azione diretta alla pianificazione e alleggerendo la fruizione del gioco.
Non manca poi la possibilità di modellare la sfida secondo i propri canoni, alzando la difficoltà per affrontare di petto anche il più innocuo vampistrello o abbassarla al punto da eliminare il rischio del game over, con un party che incassa colpi e consuma MP, ma che non scenderà mai sotto la soglia di 1HP.
Conclusioni
Dragon Quest III HD-2D è un titolo ricco di carisma e carico di atmosfera, che riesce nell’ammirabile inganno di farci credere di essere nel passato senza sentirne troppo il peso, tutto grazie allo stupore offerto da ogni nuovo scenario, dall’enorme cura riposta nelle nuove animazioni e dalla solidità dei suoi collaudati sistemi di gioco.
Qualche limite tecnico (su Nintendo Switch) e le inevitabili ingenuità di un prodotto originato a fine anni 80 gli impediscono forse di diventare un prodotto universale e vincente, in particolare in un anno in cui i JRPG di qualità non sono mancati, ma rimane una apprezzabilissima ed emozionante avventura.
Sarebbe anche sciocco sorvolare sull’enorme importanza di un progetto simile, che diventa metro di paragone per simili operazioni in futuro e punto di riferimento per chi volesse, spaventato dai costi di un remake moderno in tutto e per tutto, riportare in auge altre saghe amatissime.
Dragon Quest III HD-2D, pur non riuscendo a superare tutti gli inevitabili limiti di design dell’originale gioco del 1988, è ruffianamente nostalgico e brillante nella sua proposta. Al netto di questo, è un’aggiunta validissima alla libreria di qualsiasi amante dei JRPG e assolutamente irrinunciabile per i fan della serie.
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Good
+L'HD-2D è la strada da seguire: il remake è davvero riuscitissimo
+Poche aggiunte, ma apprezzabili
+Il gameplay loop di Dragon Quest è sempre soddisfacente
Bad
-Nonostante gli sforzi, emergono i limiti dell'originale
-Progressione molto old-style: piacerà?
- 8 Eroico
Dragon Quest Dragon Quest III Dragon Quest III HD-2D Remake Square Enix
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Pietro Spina